Senza soluzione di continuity
Matteo Gaspari, Lorenzo Ghetti, Elisabetta Mongardi, Emanuele Rosso e Luca Vanzella bevono delle birre a stomaco vuoto e discutono di storie, narrazioni e generi nel linguaggio fumetto.
A cura di Lorenzo Ghetti

Lorenzo: La continuity, soprattutto Marvel… Ci ho ragionato un sacco e la mia domanda è: è naturale e ovvio che se porti avanti un universo narrativo per molti anni finisci inevitabilmente nel caos multiversico?
Luca: Se dici che c’è la continuity sì.
Lorenzo: Davvero si deve scegliere tra: ogni episodio si chiude e riparti da zero oppure diventerà un casino senza senso?
Luca: Non è solo portare avanti la storia, un altro motivo è che ci sono più testate. Voglio dire, pensa a un manga come One piece che dura da vent’anni… che però è una storia sola.
Lorenzo: Ma anche nelle serie tv è un po’ così, no? Hai quelle che in una stagione chiudi un ciclo e poi lo riapri oppure quelle che devono sempre andare al rialzo. E si crea l’effetto Lost…
Matteo: Però Luca ha ragione: Lost non funziona come la Marvel, perché nasce e muore lì dentro. C’è una sola scatola che porta avanti la narrazione.
Luca: Non è che hai episodi sparsi, fatti da persone diverse per testate diverse, e quindi ti si crea una contraddizione che ti obbliga a fare 3 episodi per spiegarla, e questo crea un’altra contraddizione e alla fine ti ritrovi con mostruosità di continuity assortite…
Sicuramente questo è quello che rende più grave la faccenda. Poi è ovvio, comunque, che dopo un po’ una roba lunga lunghissima comincia a diventare convoluta e ingestibile.
Emanuele: E da qui la necessità di riprendere e ripartire da zero per cercare di non perdere lettori e anzi guadagnarne. Perché qualunque lettore che si deve inserire adesso…
Lorenzo: Ma infatti mi sembra tutto assurdo: sei lì da quarant’anni, vuoi usare sempre gli stessi personaggi… A livello di marketing è un controsenso! Lo sai che stai complicando le cose e non lo stai rendendo facile.
Luca: Però il grosso dell’appeal è proprio che è complicato. Tu pensa ad un mondo in cui la punta di diamante della narrativa televisiva erano tipo l’A-Team e La signora in giallo. Gli X-Men in confronto erano interessantissimi proprio perché erano complessi ed elaborati.
Il punto è che allora con gli X-Men leggevi due testate ed era tutto. Adesso sono ventimila, iniziano a sfaldarsi, l’inizio di una serie presuppone la fine dell’evento che però deve ancora finire perché è in ritardo…
Lorenzo: Non so, mi sembra che sia tutto artificialmente complicato. Ultimamente penso di aver percorso il ciclo base di uno che si approccia alla Marvel: quel supereroe lì, un po’ separato da tutto il resto, mi interessa così inizio a leggerlo; poi inizia a far parte di un crossover e allora devo andarmi a prendere la serie dei volumi del crossover, va bene; da quella cosa lì parte poi una roba che sembra interessante e allora comincio a leggere anche quella…
E poi non riesco più a capire dove e se devo continuare… la testata del supereroe è finita perché adesso fa parte di quel gruppo? No, perché comunque continua anche la sua testata singola. Poi riconvergono tutti verso un altro crossover, e poi si risepara in un modo completamente diverso!
Matteo: Beh, intanto… quanti soldi ci stai spendendo in questa cosa?
Lorenzo: Una quantità discreta! Sto seguendo adesso: Ms. Marvel, Dr. Strange, Visione che però è finito, All new All different Avengers, All new X-Men, e adesso devo iniziare a prendere i Champions.
Luca: La chiave è proprio il verbo “devo”.
Matteo: Il punto infatti è proprio quello: è una macchina che ti porta a spiraleggiare sempre più dentro, portandoti a leggere più testate di quelle che “vorresti”. Però al contempo ti dà anche un sacco di soddisfazione.
Tu leggi tutte le testate da cinque anni. Stai spendendoci un pacco di soldi. Però poi quando fanno quel riferimento, dicono quelle cose, e tu non hai bisogno di note e spiegazioni ma capisci da solo… allora sei contento. Ti dici che sei bravo, che starci dietro ha pagato, che sei davvero riuscito a entrare in quel mondo.
Lorenzo: Quindi il punto è che la Marvel premia più il lettore di lunga data del nuovo lettore?
Matteo: È quella lì la contraddizione, perché poi non ce la fa e quindi ogni due o tre anni gli tocca correre ai ripari, azzerare la numerazione…
Luca: Una volta l’anno praticamente.
Lorenzo: Eh vabbè, ma azzerano la numerazione delle serie però poi la continuity è sempre la stessa.
Matteo: No, dipende, più o meno. Pure Marvel Now ha tolto via un sacco. Hanno tenuto delle cose ma molte se ne sono andate, in modo più o meno esplicito.
Lorenzo: Però io comunque non c’ho capito un cazzo.
Emanuele: Rimpiango i tempi di Chris Claremont che da solo gestiva tutte le testate Marvel, con trame e sottotrame…
Lorenzo: Io mi chiedo semplicemente se è una situazione risolvibile. Perché si genera molto caos: tenere i vecchi lettori, trovarne di nuovi, creare tante testate che puntano in direzioni diverse, creare qualcosa di molto complesso ma allo stesso tempo di leggibile… Ci sono degli errori che si possono risolvere oppure è semplicemente qualcosa che non può funzionare?
Matteo: Che c’è qualcosa che non funziona mi sembra evidente. Però il punto credo che sia che il lettore nuovo, di cui hanno bisogno, e il lettore vecchio, di cui hanno comunque bisogno, hanno esigenze diametralmente opposte. E quindi non riescono ad accontentare tutti e due.
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