Paesaggio dopo la battaglia

Tipo-Grafica: riflessioni visive.

di Roberta Contarini

Paesaggio dopo la battaglia è un libro denso e carico di significato che usa l’immagine come principale mezzo narrativo e non solo perché è maggiormente incentrato sul disegno piuttosto che sul testo ma soprattutto per il tipo di struttura che costruisce. Alla narrazione tradizionale se ne aggiunge una che procede per metafore visive, accostando immagini slegate tra loro che insieme acquisiscono uno o più significati dando vita ad una lettura poetica e stratificata.

Ad una prima occhiata la copertina colpisce per il dialogo che intercorre tra i due colori che la compongono: il rosso e il blu. Azione e stasi.

Soffermandosi sui vari elementi si può avere una lettura preliminare della storia e del tipo di narrazione che gli autori hanno costruito: un attacco di cavalleria con le spade sguainate corre verso un nemico a noi invisibile e una donna, vestita in modo contemporaneo e a fianco di un trolley, si trova all’interno della scena. Le gambe dei cavalli e degli uomini che passano dietro la staccionata sono in parte visibili, come a suggerire un’idea di fantasmi. I corpi stesi a terra assumono spessore, hanno gli arti staccati in modo netto, asettico, come dei pezzi di un manichino. Uno in particolare è rosso e attira l’occhio richiamando il rosso del cielo ed evidenziando, solo con il colore, la violenza che si è perpetrata. La donna osserva gli eventi, ma non ne è parte pur se è posizionata al centro. Una staccionata la divide dall’azione, lei rimane insieme con i cadaveri, con quello che resta dopo una battaglia.

Le prime pagine sono un perfetto incipit: un primo piano del cavallo agonizzante, colto nell’attimo subito prima del tracollo, introduce il tema del dolore e della morte. La stessa immagine torna appena voltato pagina, stavolta non è più solo una linea ma una figura in tre dimensioni, nei toni del grigio. Voltando lo sguardo verso sinistra si capisce subito che non si è immersi in una battaglia perché una figura bianca a mezzo busto relega in secondo piano l’azione. Uno spostamento all’indietro permette di allargare lo sguardo sul posto in cui si svolge la scena contestualizzando la battaglia come parte di un quadro che una donna di spalle sta osservando.

Nelle pagine seguenti, si entra chiaramente nei pensieri di quella che ormai si è identificata come la protagonista. L’alternanza di immagini che richiamano i corpi stesi a terra e quelle di un soldato che spara si mischiano e si contaminano con busto e gambe della donna. La schiena della protagonista si alterna con le gambe del soldato, mentre il busto del soldato con un sasso. La lettura è sequenziale ma anche trasversale, si abbina il busto con le gambe del soldato e automaticamente il busto della donna con il sasso moltiplicando i possibili significati.

Tutto si sfuoca e si torna alla realtà in una vignetta a tutta pagina dove si prende respiro. Non è necessario altro per capire che la protagonista sta soffrendo, che il quadro la riporta a un evento drammatico della sua vita che non riesce a superare. Al racconto della quotidianità si alternano immagini oniriche che esplorano la vita interiore della donna che, voltando pagina, abbandona il suo cellulare su una panchina. In poche tavole il lettore apprende il tipo di storia e il modo in cui verrà narrata. Pochissime le parole usate.

Gli autori riescono bene a dominare il tempo: quello della storia, quello dei pensieri e quello delle pause. Nelle vignette a pagina intera il ritmo si fa più lento, quasi rarefatto, a volte sono presenti solo poche parole, altre vi sono panorami pianeggianti, spesso coperti di neve, con pochissimi elementi. Pagine necessarie per far sentire al lettore le sensazioni della protagonista, il vuoto che prova ma anche il silenzio e un tempo per la riflessione.

Si ha la sensazione che non esista un mondo oltre il campeggio in cui è ambientata la storia. I personaggi si perdono nel bianco quando se ne allontanano e il tempo rimane sospeso fino al loro ritorno. Un posto lontano da tutto, che potrebbe essere sia un luogo reale sia uno immaginario.

La scansione delle vignette è molto regolare e dà ritmo alla lettura: sono quasi sempre 4 su ogni facciata oppure due orizzontali nella parte onirica. In quest’ultima i disegni hanno meno dettagli in modo da favorire l’immedesimazione e prestarsi a più di una lettura. Un cerchio da occhi e bocca diventa buco, corpo raggomitolato, sasso che ferisce, vuoto che buca l’immagine e poi neve che scende e copre tutto. Queste immagini dialogano in molti modi e si prestano a molteplici significati permettendo al dolore della protagonista di essere personale e universale allo stesso tempo.

I bianchi e i grigi si alternano per delineare un primo e un secondo piano e accompagnare il lettore nei diversi strati del racconto. Niente è decorativo, tutto è ben dosato, come il colore che appare in pochissimi momenti, a volte in modo improvviso e plateale, altre più soffuso, delicato, quasi inconsistente ma mai irrilevante dal punto di vista della percezione.

Quelli descritti sono principalmente emozioni e sentimenti, associazioni visive che trasmettono al lettore pensieri e percorsi mentali della protagonista, un suo modo di vivere e sentire il dolore che la accompagna.

Ad ogni rilettura, il discorso si articola, le riflessioni si fanno più complesse e si scoprono sempre nuovi livelli di approfondimento.

Abbiamo parlato di:
Paesaggio dopo la battaglia, di Éric Lambé e Philippe de Pierpont. Coconio Press – Fandango, 2017