2.01: Schema di Propp e fumetti

Sonatina: monologhi (sur)reali a più voci.

di Gnomo Speleologo

«Sottoponendo a un’analisi comparativa centinaia di fiabe (circa quattrocento, tratte dalla raccolta fatta da Alexandr N. Afanas’ev nell’arco del diciannovesimo secolo), Vladimir Propp scoprì che questi racconti manifestavano una grande varietà di personaggi, situazioni e luoghi; ma rivelavano pure un’insospettata ripetitività. Nell’apparente ricchezza inventiva delle fiabe, Propp individuò delle costanti, tali da formare una grammatica che le accomunava. Le fiabe contenevano delle azioni narrative di numero finito (trentuno) che tendevano a ripresentarsi sistematicamente, seguendo un determinato ordine casuale e andando a formare uno schema generale.
La fiaba si presentava, quindi, come un dato svolgimento di eventi il cui punto di partenza era il danneggiamento di uno status quo, e quello di arrivo la riparazione dello stesso, addolcito da una ricompensa. Nel mezzo prendeva vita un processo a successione lineare di trasformazione: l’eroe affrontava prove in modo da ottenere le competenze necessarie alla risoluzione della trama. Secondo Greimas, questo schema produceva nei testi un fattore di prevedibilità.
Coerentemente, i personaggi delle fiabe erano identificati per quello che svolgevano, e non per ciò che erano; la loro figura era definita dalle loro sfere d’azione.
L’eroe soggetto dell’azione possedeva sempre un obiettivo da portare a termine, uno scopo che lo smuoveva da una situazione statica, verso un oggetto desiderato.
Per quanto scontate, le fiabe prese in esame da Propp contenevano una sintassi narrativa ben oliata; sicuramente ripetitiva, ma che di fatto mostrava una genuina capacità di differenziarsi attraverso la, sopracitata, varietà di personaggi, situazioni e luoghi.
Nei fumetti di storie ordinarie di persone comuni di eventi insignificanti, tutto questo va a farsi fottere. L’obiettivo dell’eroe, nella maggioranza delle volte, diviene la ricerca stessa di un obiettivo per cui si dovrebbe attivare un intreccio di funzioni che porta alla risoluzione della trama. Una ricerca costante di uno scopo, che dà la possibilità all’autore di narrare il quotidiano attraverso la propria poetica, la propria sensibilità artistica, senza attivare alcunché sul piano strutturale.
Ma cosa accade quando l’autore non ha gli strumenti adatti alla riuscita della stessa narrazione? Quando la propria poetica non ha abbastanza personalità per reggere sulle proprie spalle un intero lavoro di descrizione del reale? Quando la propria visione del mondo non si distacca sufficientemente da quello comunemente avvertito?
Accade la noia. E una stanchezza narrativa da cui è difficile uscire.
Proprio per questo agogno il ritorno di una costante narrativa; di una strutturazione del racconto che abolisca definitivamente la mancanza di intenzioni dell’eroe protagonista.
O del suo autore.»

«Cosa vuol dire agogno? E chi è Greimas?»

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