Di droga, stupri per scherzo e depressione. Un’intervista a Simon Hanselmann

Abbiamo intervistato Simon Hanselmann, ché se si parla di storie estreme ha molto da dire. Ne è uscita una chiacchierata sull’autocensura, sulla natura dell’uomo, su quanto sia difficile provare a cambiare.

Comincerei quest’intervista da una storia di Megahex che è particolarmente…

Quella del compleanno?

Quella del compleanno.

Già, già. Mi prendo un sacco d’odio per quella storia, molte persone ne sono offese e pensano che io sia una persona cattiva proprio per via del suo essere così estrema.

Immagino che l’aspetto più strano, forse più inquietante, di quel racconto non sia lo stupro in sé, quanto il fatto che poi Gufo li perdona tutti e, alla fine, sono ancora amici. Che fa un effetto un po’ straniante.

Decisamente! Era mia intenzione che fosse così. Ti racconto la backstory che ci sta dietro. Ho suonato per dieci anni in una band con il mio amico Karl, poi è morto due anni fa di overdose da eroina, che è molto triste. Quello che è successo è che un giorno, era il 2005, si presenta a casa mia proprio come nel fumetto: era il suo compleanno e i suoi amici Colin e Reggie lo vanno a prendere perché hanno una grossa sorpresa per lui. Così lo portano a casa di un altro amico, lo fanno entrare in una stanza vuota e lo menano di brutto, quindi gli tolgono i pantaloni e fanno finta di stuprarlo. E loro pensavano che fosse uno scherzo super divertente.
Non che lui non facesse mai cose del genere. Mi ricordo che a una festa stavo parlando con il mio amico Andrew e d’improvviso comincia a piovere piscio, guardiamo in alto e Karl stava pisciando su Andrew. Questo per dire che anche lui faceva cose orribili. Comunque, era il suo compleanno e Colin e Reggie gli fanno questo scherzo. Lui era scosso, è venuto a casa mia subito dopo e mi ha detto “ah, mi hanno fatto questo e, sai, ero davvero spaventato, è stato abbastanza orribile”. È rimasto con me e ne abbiamo parlato, ma non è che abbia smesso di frequentarli: erano buoni amici! Era un tipo di cosa che capitava in Tasmania, nel nostro giro di amici. Bevevamo tutti moltissimo, suonavamo musica strana, molti avevano malattie mentali, erano bipolari o depressi…
E volevo semplicemente fare un fumetto a riguardo. Non credo che sia stupro, credo che sia uno scherzo finito male, uno scherzo orribile e crudele. Ma credo che questo apra a un dialogo, a una conversazione su cosa riteniamo essere stupro e su dove stia il confine dell’amicizia. Nel fumetto gli altri gli comprano poi della droga e un videogioco e in qualche modo lui li perdona, ma… insomma, è il principale catalizzatore che lo porta ad andarsene. Ma questa cosa continua a tornare fuori. Lui dice “voi mi avete stuprato! Credevo di venire stuprato, quindi è stupro”. Ma lo è davvero?
Non lo stavo facendo per sconvolgere o urtare le persone, volevo solo avviare una conversazione sull’argomento.

Questa cosa che dici è molto interessante, soprattutto se la contestualizziamo all’oggi. Perché sembra che ci sia come uno scatolone di argomenti su cui non si può scherzare, fare dell’ironia, e una scatola più piccola, dentro la prima, di cose di cui non si può proprio parlare.

Il punto è che io non volevo che fosse un fumetto divertente. Tantissime persone dicono che è come una battuta sullo stupro, ma non intendevo in alcuna maniera che fosse divertente, volevo che fosse orribile. Il punto centrale di tutto il fumetto è che Megg e Mogg sono persone orribili e distaccate e non capiscono fino in fondo quello che fanno. In questo caso pensavano che fosse uno scherzo scemo e divertente, ma non lo è.
Inoltre non mi censuro, non penso ad autocensurarmi o che ci siano cose di cui non si può parlare. Ci ho provato per tanto tempo: non volevo offendere le persone, cercavo di stare attento. Ma poi Karl, il “personaggio” che è stato assalito nella vita vera, è morto di overdose. E io amavo il bastardo che era. Ti diceva quello che pensava di te, sapeva essere una persona molto crudele, anche bellissima e gentile, ma crudele. Una volta è stato aggredito fisicamente e colpito alla testa. Ha avuto un danno cerebrale che ha cambiato il funzionamento della sua mente. È diventato molto diretto, insultava molto facilmente le persone, e volevo abbracciare questo suo lato. Amavo che fosse così e, allo stesso modo, non mi censurerò più.

Di recente ho fatto dei fumetti nei quali Lupo Mannaro Jones fa delle fotografie dei suoi figli, è praticamente della pornografia infantile che poi vende. Il che è orribile! Ma di nuovo, è basato su qualcosa che è successo a me. Quand’ero giovane, avevo cinque anni, gli amici loschi di mia mamma mi facevano dei video pornografici e li mandavano ai loro amici che erano in prigione per pedofilia. Quindi posso essere criticato e mi può venir detto “è disgustoso, è disgustoso che tu mostri Lupo Mannaro Jones fare queste cose!”. Ma allora posso rispondere “beh, è qualcosa che è successo a me e che sto processando”. Quindi puoi essere offeso dai miei fumetti, ma io faccio arte a partire dalla mia esperienza, quindi anche vaffanculo. Se non ti piace quello che faccio non leggerlo, ma sono libero di fare quello che voglio con la mia arte. Credo davvero che ognuno possa fare il cazzo che gli pare con la sua arte.
Non penso che dovremmo censurarci da soli. Di recente mi piace dire: non voglio che il mio lavoro sia censurato, ma non voglio che sia insensibile. Non è che voglia offendere le persone, ma non voglio nemmeno limitarmi, e c’è una linea che separa le due cose. Personalmente sto solo cercando di scrivere dei miei amici e delle mie esperienze, rimanendo il più onesto possibile sulla vita. Penso che la vita sia… penso che siamo animali: il più forte sopravvive, uccidi o vieni ucciso, la natura è indifferente e molto crudele. Creiamo queste pareti sociali per proteggerci, ma è solo una menzogna: alla fine siamo solo animali che vogliono uccidere, scopare ed essere scopati. E quando scrivo i miei personaggi voglio essere reale, voglio scrivere della natura e della natura umana, con le sue cose bellissime e orribili.

Una cosa che mi è venuta in mente mentre leggevo Special K è che uno dei grossi temi è la depressione, molto più di quanto non lo sia in Megahex.

Sì, il problema è che Megahex, la prima raccolta, è tagliata, come se Igort l’avesse spezzata a metà. C’è l’inizio un po’ idiota e solo poi le cose prendono una piega depressiva e i personaggi diventano più umani. Ero molto incazzato quando Igort ha troncato il primo libro mettendoci dentro solo la parte scema, in un qualche modo ha rovinato Megg e Mogg perché ha fatto sì che le persone recepissero l’opera diversamente: se un lettore italiano leggesse solo Megahex non avrebbe modo di capire che non era quella la mia intenzione artistica. Vedrebbe solo la stupidità senza arrivare alla sofferenza di Megg, per esempio.

Cosa che invece esce molto forte da Special K, con Megg che è evidentemente depressa e alla fine decide di prendere degli antidepressivi, è una scena molto forte.

Lo fa per tenere fuori la realtà perché non riesce a gestirla.

Anche Mogg sta parecchio incasinato nella testa.

Oh, moltissimo. Questioni di limiti personali, problemi sessuali…

Eppure in un qualche modo strano entrambi sono capaci delle più genuine delle cose belle. Per esempio quando Gufo li raggiunge ad Amsterdam e loro, in maniera molto poco ovvia, sono così felici di vederlo… Ma al contempo riescono a cadere nelle peggio barbarie. Come riescono a tenere assieme questi due lati opposti?
Anche Lupo Mannaro Jones, quando capisce che ha fatto qualcosa di davvero sbagliato, è genuinamente dispiaciuto. Ma comunque non riesce a smettere di commettere le peggiori atrocità. Non so se riesco a formulare una domanda a partire da questa sensazione… Non lo so, li consideri delle belle persone?

Penso di sì. Però penso anche che le persone sono complicate: luce e ombra, Yin e Yang, gli esseri umani sono capaci di grande bellezza e di grande orrore. Così Megg, Mogg e Gufo si vogliono bene, sono una famiglia!, ma pensa alla tua famiglia: sono certo che litigate spesso, perché le famiglie si fanno un sacco di cose orribili, ma siete comunque una famiglia, siete uniti e vi amate e vi aiutate l’un l’altro. Ma al contempo vi fate anche del male. È così che funziona.
Possiamo cercare di avere una società perfetta dove tutti sono gentili con gli altri e tutto è costantemente bellissimo. Ma è un’aspirazione realistica? Io credo di no. La natura umana è piuttosto oscura, egoista, crudele. Siamo guidati dai nostri impulsi. Ci nascondiamo dietro al linguaggio per illuderci di essere superiori agli animali, ma non lo siamo. Viviamo nell’oscurità in un sasso che galleggia nello spazio, e non sappiamo dove stiamo andando. Penso che ci sia una forma d’arroganza intrinseca all’intelligenza umana. Ci crediamo fantastici, ma non è così. Davvero.

È questo il motivo per cui Mogg è un gatto, per avvicinarlo al mondo animale?

In realtà penso a lui più come a un uomo piccolo. Non deve necessariamente essere un gatto, potrebbe essere qualunque cosa, anche se alla fine è un gatto ed è una cosa che mi piace perché significa che è piccolo, è insicuro. Credo che stessi cercando di rappresentare il modo in cui si sente, piccolo e impotente…

Qualche tempo fa è successa questa cosa. Stavo scrivendo una rubrica di consigli di lettura, del tipo “se ti è piaciuto questo fumetto allora leggi anche questi altri”. E il fumetto di partenza era Anna e Froga di Anouk Ricard.

Oh, Anna e Froga! Lo amo!

E così scrivevo “se ti è piaciuto Anna e Froga leggi anche Megahex”.

[ride]

All’inizio era una battuta, ma poi è diventata un’idea seria. Perché Megg e Mogg sono un po’ come Anna e Froga, ma dopo qualche anno di vita in un ambiente ostile. È questo a renderli quello che sono, la realtà in cui vivono? Oppure si cercano e si creano quella realtà per via di quello che sono?

Sono un prodotto della società, si sentono marginalizzati, hanno un sacco di problemi, non riescono a funzionare, sono depressi e non si incastrano nella società. Così si costruiscono un loro universo e vivono nella loro piccola bolla. Sono intrappolati in un circolo vizioso di cui sono responsabili, ci sono incastrati dentro ed uscirne è molto difficile. Il nucleo della narrazione futura di Megg e Mogg è il loro tentativo di cambiare. Per esempio nel prossimo libro Megg dovrà andare a badare alla madre che è stata una drogata per tutta la vita. È tutta una questione di cambiare e di quanto sia difficile provarci, sempre.
È qualcosa che ho visto con mia madre. Lei non vorrebbe essere una drogata distrutta e senza denti che si circonda di persone orribili che abusano di lei. Mia madre è una persona molto aperta e amorevole, una persona che dà molto, che si dà alle persone. Ma questo dare non è mai reciprocato, nessuno le dà niente in cambio. E questo la distrugge. Lei è stata bloccata in questo mondo orribile di droga per molti anni. Ho cercato di aiutarla per quanto ho potuto, ma non riesce a uscirne. E ora non credo che lei possa cambiare. È così e basta. Ha 62 anni. Fa ancora uso di droghe. È finita, è troppo tardi, non può più cambiare. Ormai lei è questo.
Lei vorrebbe, parla sempre di fare cose, di viaggiare, di farsi degli amici e di incontrare un uomo, ma per una ragione o per un’altra è incapace di farlo. È stata ferita da suo padre, dalla società, hanno abusato di lei quand’era giovane… È una persona ferita che ha trovato rifugio nella droga. E questo la ferisce ancora di più. Ma per lei non c’è via d’uscita. Il che è deprimente, ma è così.
Ho scritto in un fumetto, che è più avanti nella cronologia della storia, la fine di Lupo Mannaro Jones. Lui morirà d’overdose, perché non riuscirà a cambiate. Non ne era capace. Semplicemente muore, e scompare. Ma credo che per Megg ci sia ancora speranza, lei cerca di uscirne, cerca di cambiare. Quindi alla fine voglio che Megg arrivi ad affrontare queste cose, che diventi un fumetto su di lei che cerca di allontanarsi da quelle persone.

E poi, ovviamente, c’è Gufo. Lui è un bravo ragazzo che cerca di avere una vita normale… Ma sotto sotto ama quella vita. Ama lo squallore. Più o meno a metà di Special K lui se ne va. Quello sarebbe dovuto essere alla fine del libro, ed è una cosa che avrei dovuto controllare perché tutto quello che viene dopo è, nella cronologia della storia, precedente. Mi frustra molto che non sia alla fine, perché è un momento catartico: finalmente cazzo se ne va. Ma subito dopo è di nuovo lì. Ed è colpa mia, perché per ragioni economiche ho dovuto scrivere le storie in quest’ordine, che non è quello cronologico, e poi non ho controllato l’ordine di pubblicazione nel volume.
Comunque Gufo se ne va e cerca di condurre questa bella vita normale. Ma nel profondo lui ama il pericolo di stare attorno a Megg e Mogg, con tutte le cose orribili che possono capitare. Lo eccitano, in qualche maniera. Pure lui è tutto sbarellato. Vuole qualcosa di meglio ma, alla fine, lo vuole davvero?

E infatti… per esempio a un certo punto trova lavoro e in qualche modo poi lo perde. E non è del tutto colpa sua, però un po’ anche sì.
Però alla fine
mi piace Gufo.

Si, anche a me! È il personaggio con cui mi identifico maggiormente.

E sempre finisce che mi dispiace per lui. Mi è dispiaciuto per lui per la gran maggior parte di Special K. Perché gli capitano sempre cose orribili però poi lui torna sempre. Ma magari è per via dell’ordine in cui è montato il libro.

Intendi un ordine a cazzo! [ride] Forse se ci sarà una seconda stampa del libro lo rimonterò in modo che ci sia la storia in cui Gufo se ne va alla fine, cioè dove dovrebbe essere.

Comunque, a sentirti parlare sembra che tu abbia ben chiaro l’andamento futuro della storia. Hai già il percorso tracciato per tutti i personaggi?

Sì, ho pianificato i prossimi cinque libri e li ho scritti. C’è sicuramente spazio di manovra, ma ci sono delle traiettorie ben definite per tutti i personaggi. Però non è che abbia una conclusione. Vorrei fare una cosa tipo Love and Rockets dei fratelli Hernandez, con i personaggi che crescono e vanno avanti nella vita. Ora sto esplorando i miei vent’anni. Quando avrò quarant’anni scriverò sui miei trenta…. E penso che Megg e Mogg possano continuare per sempre, almeno fintantoché la mia vita non diventerà troppo noiosa per scriverne. Però sai com’è, cose orribili continuano ad accadere e il mondo continua ad essere un posto strano, quindi penso che avrò sempre materiale per questi personaggi.
Non so davvero come finiranno Megg e Mogg, però ho i prossimi cinque anni della loro vita pianificati. A quel punto vedremo cosa gli capiterà.

2018-11-07T10:49:25+00:0007 / 11 / 18|Interviste, Numero 3: ESTREMO|0 Comments

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