Una poetica della rinuncia: un ritratto di Inio Asano
Avere un sogno irrealizzabile è troppo triste. Per questo fin dall’inizio ho deciso di non fantasticare su nulla. Se penso al futuro, se faccio progetti a lungo termine mi deprimo.
Avere un sogno irrealizzabile è troppo triste. Per questo fin dall’inizio ho deciso di non fantasticare su nulla. Se penso al futuro, se faccio progetti a lungo termine mi deprimo.
Il gekiga di Tatsumi non è solo un fumetto per adulti. È un confronto continuo, un rimuginare, un nodo che non si può risolvere, uno specchio degli inganni, il sonno da ubriachi.
Non amo il termine adolescenza ma capisco il senso dell’aggettivo “adolescenziale”: qualcosa di estremo, assoluto, in cui un adulto non può più riconoscersi ma che può risvegliare in lui qualcosa di passato. Un diverso modo di vivere se stessi e quello che ci circonda.
Con sempre meno tempo e risorse da investire sul percorso di maturazione di un autore e la silenziosa scomparsa della figura dell’editor, buona parte delle case editrici si appoggia alla parziale esperienza di chi si è formato autonomamente con l’autoproduzione o con la pubblicazione su internet. Entrambe forme brevi che mal si adattano all’imposizione editoriale del graphic novel.
Transculturazione e Intermedia Storytelling attraverso la mutazione dei formati e dei generi per nuove espressioni estetiche e narrative, questi alcuni degli argomenti che vedranno a confronto studiosi e artisti del fumetto, in una inedita proposta di ricerca concreta e originale con il gruppo Riga.
Abbiamo intervistato Nick Drnaso per parlare della sua poetica e della sua visione del mondo, di come sia nato un libro d'esordio tanto duro quanto straordinario, e di come dovremmo leggerlo.
Quando hai a che fare con Daniel Clowes ti stai rapportando con un autore che è semplicemente in fissa con tutti gli strati, specialmente quelli bassi, della sottocultura americana.
Abbiamo intervistato Alessandro Tota, chiacchierando della sua idea di narrazione di realtà, divagando tra il cinema e la letteratura, passando per la rappresentazione dell'Italia e chiedendosi se un libro può finire bene anche se i suoi protagonisti si fanno le pere.
Beverly e Ice Haven, due storie apparentemente molto simili. Ma proprio le loro affinità amplificano una difformità di fondo a tratti radicale.
È impossibile guardare davvero al di fuori di sé. A forza di ripeterlo, però, qualcosa si rompe e tutta questa autoreferenzialità cola giù dalle pagine, si sparge dappertutto, diventa il suo contrario.